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Abissinia, primavera 1936. L'intrepida reporter Alice Clifford, corrispondente per il New York Herald Tribune, è nelle terre dell'Impero d'Etiopia per documentare l'orrore della guerra che infuria da mesi. L'aviazione italiana, con il ricorso alle bombe all'iprite, ha ridotto allo stremo l'esercito del Negus. Il Leone di Giuda è in ginocchio e ormai nessuno può impedire agli italiani di entrare da vincitori ad Addis Abeba. Impulsiva e sfrontata, con i capelli biondi, le labbra carnose e gli occhi di un azzurro limpido, Alice ha scelto quell'esistenza sul filo del rasoio spinta dal desiderio di avventura e dall'urgenza di raccontare la verità ai lettori del New York Herald Tribune. L'infanzia segnata da un grave trauma, ha cercato d'imporre a sé stessa la solitudine quasi come una penitenza, avendo imparato a proprie spese quanto sia pericoloso lasciarsi consumare dagli altri. In Abissinia, tuttavia, quel rigore è destinato a durare poco. Due incontri la rendono consapevole della sua impossibilità di essere padrona di sé fino all'ossessione. Il primo con Karlheinz Winther, corrispondente del Völkischer, organo ufficiale del Partito nazionalsocialista tedesco. Uomo affascinante dal fisico imponente, Winther è oggetto di veri e propri racconti leggendari. Alcuni dicono che, incaricato di far saltare la Transiberiana durante la Grande guerra, sia stato arrestato dai russi e rinchiuso in un campo di prigionia in Siberia, dal quale però sia riuscito a fuggire raggiungendo a piedi la Mongolia in pieno inverno. Altri affermano che dopo un duello con un ufficiale delle SS, marito di una sua amante, sia stato costretto ad allontanarsi da Berlino. Il secondo incontro è con il principe Umberto Ludovici, un diplomatico italiano spedito in Abissinia da Galeazzo Ciano, un uomo con uno sguardo sincero, i modi e i tratti signorili e franchi, e un indomabile desiderio di libertà che ne fa quasi un adolescente smarrito.